Gli open space sono uno dei concetti più controversi del design degli uffici. Amati dalla maggior parte delle aziende, soprattutto dalle startup, come modo efficiente per ottimizzare lo spazio e i costi, sono spesso odiati dai dipendenti. Un sondaggio condotto da Clutch poco prima della pandemia ha dimostrato che solo il 28% dei dipendenti americani ama lavorare in un ufficio senza barriere, divisioni e stanze private. Per cercare di mettere una pezza a una ripartizione dello spazio tanto sgradita alla forza lavoro quanto efficace per la gestione dei costi, gli architetti e i designer d'interni hanno iniziato a proporre soluzioni per aggiungere spazi privati alle planimetrie aziendali open space. Il “pod insonorizzato” era una di queste. Una volta che ne hai visto uno, li hai visti tutti: dall'aspetto futuristico, caldo e accogliente, sono in pratica delle capsule in cui il dipendente può ritirarsi per sfuggire all'inquinamento acustico dell'open space, per telefonare senza disturbare gli altri o per cercare di concentrarsi davvero sul proprio lavoro per un breve periodo. L'idea era quella di fornire uno spazio sicuro e tranquillo al programmatore, al designer, al lavoratore creativo, al copywriter e, in generale, a coloro la cui produzione dipende da uno stato di flow indisturbato. Ora che queste tipologie di lavoratori hanno scoperto il lavoro da casa, non possono più tornare indietro. A casa possono stabilire i propri orari. Possono rendere meno terribile una riunione noiosa spegnendo la telecamera su Zoom mentre fanno il bucato. Possono avere la loro tranquillità, silenziare tutte le notifiche ed essere produttivi.
Le cabine insonorizzate hanno ancora un ruolo nell’ufficio post-pandemico?
I pod insonorizzati erano di gran moda prima della pandemia, perché offrivano una soluzione rapida per ovviare all’inquinamento acustico degli open space. Ma ora che il concetto di ufficio è cambiato, avranno ancora una chance?
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- Andrea Nepori
- 17 giugno 2022
Peccato che questo fosse esattamente lo scopo di una capsula insonorizzata in ufficio. Se lasciare che gli sviluppatori lavorino da casa per la maggior parte del tempo durante la settimana ottiene lo stesso risultato di un soundproof pod, perché un'azienda dovrebbe ancora investire su questa soluzione? Prendiamo ad esempio il testo promozionale del Framery One, uno dei modelli più noti: "Potete contare su uno spazio di lavoro altamente adattabile dove non sarete disturbati da rumori o distrazioni esterne e potrete godere del miglior design della categoria mentre vi concentrate sul vostro prossimo progetto". Due anni fa, queste frasi sarebbero suonate allettanti per un mondo che non aveva sperimentato il lavoro remoto ai livelli post-pandemici. Ora sembrano una parodia o la descrizione di ciò che si può ottenere ogni giorno, con pochi o nessun costo aggiuntivo, semplicemente lasciando che i dipendenti creino il proprio spazio tranquillo a casa. Allo stesso tempo, coloro che non riescono a lavorare da soli a casa, vuoi per limitazioni di spazio o per condizioni familiari sfavorevoli, sono proprio quei dipendenti che amano andare in ufficio per incontrare i colleghi, per collaborare faccia a faccia e per godere della naturale entropia dell’open space. In altre parole, l’impressione è che il rimescolamento delle esigenze del lavoro d’ufficio abbia ormai eroso la maggior parte delle ragioni che giustificavano l’investimento in un prodotto come i pod di Framery e molti concorrenti simili. Grazie al loro know-how sviluppato negli ultimi anni, però, Framery e altre aziende sono perfettamente allineate per aiutare le grandi aziende a ripensare il concetto di open space, trasformando ad esempio i loro smart pod in uffici privati prefabbricati da implementare per trasformare gli open space in spazi più a misura di dipendente.
Photos courtesy of Framery.
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