La Trudo Vertical Forest di Stefano Boeri Architetti fa parte di un ampio progetto di rigenerazione urbana del quartiere Strijps-S di Eindhoven, sede fino al 1998 degli stabilimenti Philips. A partire da questo patrimonio industriale dismesso la società immobiliare Trudo, con un approccio sociale innovativo, ha sviluppato il progetto di un nuovo quartiere il cui masterplan è stato disegnato dallo studio internazionale West 8.
Strijps-S si contraddistingue per la vivacità e pluralità d’usi, propone residenze ad affitti calmierati, e offre il più grande skateboard park in Europa, insieme a coltivazioni di piante idroponiche, ambienti di coworking, mercati, laboratori artigianali, spazi aperti flessibili, hub di quartiere. Il tutto nella visione di una nuova comunità che deve diventare centrale in questa parte di città in trasformazione.
Con il progetto di Eindohoven il Bosco Verticale dimostra una buona capacità di adattarsi a contesti urbani diversi.
In Olanda il primo Bosco Verticale in versione social housing
Dopo la proliferazione del progetto di Stefano Boeri in giro per il mondo, arriva quello di Eindhoven, che si adatta come un camaleonte alle esigenze locali: clima olandese e affitti calmierati per giovani nella Trudo Vertical Forest.
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- Bianca Pichler
- 08 ottobre 2021
- Eindhoven
- Stefano Boeri Architetti
- Housing Sociale
- 2021
Sono passati ormai più di 10 anni da quando Boeri Studio (Stefano Boeri, Gian Andrea Barreca, Giovanni La Varra) intraprende l’iter di progettazione del Bosco Verticale per l’investitore Hines nel quartiere Isola a Milano. Il progetto ha una gestazione lunga e complessa e costi importanti dovuti in primo luogo al processo di ingegnerizzazione di una nuova tipologia di facciata, fatta di alberi e piante. Non era certo la prima volta un edificio integrava la natura al suo interno, ma forse uno dei primi che lo faceva con quella intensità, portando degli alberi a vivere sospesi a 100 metri di altezza. Stefano Boeri ha poi trasformato questo progetto pilota in nuovo modo di pensare e fare architettura, promuovendolo a manifesto di forestazione urbana e di decarbonizzazione delle città. “Ed è solo una delle possibili soluzioni per una crescita sostenibile delle nostre città”, racconta Boeri a Domus , “che mette insieme densità abitativa, forestazione e qualità dell’abitare”. Lasciando alle piante il compito di “fare facciata” e rispondere cosi al contesto climatico e ambientale in cui si inseriscono, nuovi progetti di Boschi Verticali stanno ora nascendo in tutto il mondo, da Losanna a Nanchino,da Parigi a Tirana, a Shanghai, a Utrecht. Infine oggi quello ad Eindhoven.
Se il Bosco Verticale di Milano ospita alloggi di lusso, il progetto inaugurato il primo ottobre ad Eindhoven ha l’ambizione di rivolgersi invece ai giovani grazie a contratti di affitto calmierati.
La sua storia inizia nel 2018 quando Trudo incarica Stefano Boeri Architetti della progettazione di un Bosco Verticale in versione social housing. La progettazione partiva proprio dallo studio accurato e dalla selezione delle specie di piante adatte al clima di Eindhoven. “E alla loro disposizione in rapporto all’irraggiamento solare”, racconta Laura Gatti, agronoma e landscape designer che ha seguito fin dal principio il progetto del Bosco Verticale di Milano e di quelli oggi in costruzione in giro per il mondo.
A partire dalla veste naturale dell’edificio, un mix estremamente vario di specie - 125 alberi e 5.200 tra arbusti e piante – che si colorano col cambio delle stagioni di rosso, argento e giallo, come i colori della città di Eindhoven, si è andato a delineare il progetto dell’architettura. La torre di 75 metri di altezza e 19 piani ospita 125 alloggi in locazione (il canone ammonta a 620 euro al mese) destinati a giovani. Per candidarsi come affittuari bisogna presentare una lettera di motivazioni, avere un reddito al di sotto di una certa soglia e offire una certa disponibilità di tempo al servizio della comunità di quartiere.
A causa delle numerosissime candidature è stato necessario introdurre il sorteggio per assegnare gli appartamenti.
Il progetto in pianta si configura come una griglia quadrata divisa in nove blocchi: al centro, le connessioni verticali con scale e ascensori e intorno otto appartamenti da 50 mq ciascuno con una pianta aperta tipo loft. Ogni appartamento dispone di un albero, venti cespugli, più di quattro metri quadrati di terrazzo e soffitti alti 3,90 m, un vero lusso per il social housing, che possono essere sfruttati per costruire soppalchi. La facciata con finestre a nastro lascia entrare moltissima luce e i riflessi degli alberi sulle superfici verticali e orizzontali degli appartamenti fanno sentire un po’ in vacanza. La torre si sviluppa in altezza partendo da un piano terra trasparente, dove si trovano l’ingresso, un grande parcheggio per le biciclette, uffici e una panetteria. I due piani superiori sono avvolti da un involucro opaco di lamiera grecata che nasconde i piani delle cantine degli appartamenti. Si è preferito collocare questi spazi di servizio nei primi piani della torre perché posizionarli sotto terra avrebbe implicato costi aggiuntivi, anche di bonifica. Al terzo piano c’è una sala comune con cucina e un ampio terrazzo a disposizione di tutti gli abitanti della torre, e a seguire infine i piani abitati. I materiali interni di rivestimento sono poveri ma assemblati con cura e il complesso risulta piacevole e accogliente.
Le chiome degli alberi al piano inferiore, le terrazze e le vasche verdi poste a differenti quote, un’evoluzione rispetto al Bosco Verticale milanese, danno una percezione del verde molto variegata e fanno sì che ci si senta avvolti dalla natura. La profondità della facciata dona un senso di protezione che anche all’ultimo piano esclude qualsiasi vertigine.
Rispetto al modello di Milano, il contenimento dei costi della Trudo Tower – 1200 euro al mq di costruzione – è stato possibile grazie alla razionalizzazione di alcune soluzioni tecniche, all’utilizzo di tecnologie di prefabbricazione in cemento, a un modello di facciata già collaudato e ad aggetti di balconi più ridotti, racconta Francesca Cesa Bianchi, Partner in charge del progetto.
Va comunque osservato che se l’idea del Bosco Verticale rivendica una riconnessione tra uomo e natura, rimane pur sempre un habitat estremamente artificiale e controllato. Artificiale nella sua puntigliosa e meticolosa progettazione e nella sua manutenzione: l’irrigazione è totalmente automatizzata e la cura del verde è affidata a specialisti. Una scenografia cangiante che fa da filtro tra alloggio e città e crea un’innegabile qualità abitativa ma rimane pur sempre una scenografia quasi museale nel rapporto che instaura con l’abitante. Forse la prossima frontiera potrebbe essere quella di coinvolgere gli abitanti nella cura del verde chiedendo alla natura di poter essere non solo parte dell’architettura ma anche della vita di ciascuno.
- Trudo Vertical Forest
- Social Housing
- Stefano Boeri Architetti
- Stefano Boeri (founding partner), Francesca Cesa Bianchi (project director), (team of preliminary design) Paolo Russo (project leader), Giulia Chiatante, Elisa Versari, Lorenzo Masotto
- 2021
- Studio Laura Gatti
- Inbo
- Trudo
- Eindhoven, Olanda
Foto Igor Vermeer
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Assonometria di alloggio tipo
Pianta