Nel 1999 l’assemblea generale delle nazioni unite ha istituito la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, designando così il 25 Novembre la data della ricorrenza.
Manifestazioni, marce, dibattiti, il mondo intero si schiera per la difesa della donne. Questo vuole essere un dibattito diverso, più che altro un omaggio, per ricordare donne, muse e eccezionali artiste.
Dall’amore di Sandro Botticelli a Simonetta Vespucci, celebrato in noti dipinti come La Primavera, Venere e Marte o La nascita di Venere, in cui l’artista fiorentino dona al soggetto femminile il suo volto, o quello di Raffaello Sanzio per Margherita Luti, più nota come la Fornarina, la storia vuole infatti che il bracciale sul braccio sinistra della donna, che riporta la firma dell’artista di Urbino, sia null’altro che un pegno d’amore, sino ad arrivare al più contemporaneo Salvador Dalì e la sua amata Gala, presenza essenziale nella sua vita artistica. Musa ispiratrice, compagna, amante, presenza essenziale nel surrealismo del pittore spagnolo.
E ancora Pieter Paul Rubens, Pierre-Auguste Renoir o Pierre Bonnard, hanno dipinto le loro mogli riuscendo a donare loro l’immortalità di quell’amore. Donne soggetti e mai oggetti, passioni e forti legami.
Un’opera interessante che analizza il tema in maniera a dir poco straordinaria è quella del futurista Umberto Boccioni che ritrae la madre in Materia.
La donna è al centro dell’opera, seduta, probabilmente sul terrazzo della sua abitazione, con le mani giunte tra il grembo e le gambe. Tutto parte da lì. Le linee di forza hanno principio proprio da quelle mani e si fanno a raggiera. I colori predominanti sono tutti sui toni del rosso, intervallati da quelli più freddi nella parte delle gambe coperte da una gonna. Tutto esplode, tutto si fa “materia”. Una pennellata corposa compone il dipinto.
La madre, quasi irriconoscibile, si trasforma in una metafora della creazione, una figura necessaria ed essenziale allo sviluppo di quel mondo che non rappresenta solo l’artista ma l’intera umanità. Raggi di luce scendono dal cielo, ricreando così una figura simile a quella religiosa della Vergine Maria protetta dallo spirito santo. Un turbinio di colori e forme la circonda, ricreando un concetto che da senso a tutta l’opera: la Materia.
Rosalba Carriera, artista veneta a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, divenne nota alla critica e al grande pubblico per la sua copiosa attività di ritrattista femminile.
Le donne erano i suoi soggetti preferiti. Eleganti, languide, aggraziate, attraenti, le donne di Rosalba Carriera incarnavano perfettamente il concetto femminile dell’epoca. Nessun dettaglio era lasciato al caso, dalle vesti alle acconciature, dai cappelli ai gioielli ma un dettaglio in particolare distingueva le sue donne: i fiori.
Spesso i suoi soggetti erano accompagnati da piccoli soggetti floreali che venivano inseriti nelle acconciature o presentati tra le mani di queste donne. Il fiore era la metafora della stessa, la simbologia di quelle figure, così delicate, così preziose ma al contempo effimere, era un escamotage necessario ad argomentare la loro bellezza.
Potremmo interpretare oggi le opere della Carriera come una critica leggera a un concetto estetico e sociale che al tempo era dedicato alle donne e che oggi continua ad essere sostenuto attraverso immagini fragili e poco lusinghiere.
Oggi è il 25 Novembre, una data simbolica, certo, ma una data che non dovrebbe aver necessità d’esistere. Un momento, una riflessione, che non dovrebbe aver ne data ne ricorrenza.