Il lavoro del fotografo giapponese Masahisa Fukase (Hokkaido, 1934–2012) è rimasto in gran parte inaccessibile per oltre vent’anni, in seguito a una caduta che lo aveva lasciato con gravi danni cerebrali permanenti. Dopo la sua morte, gli archivi furono gradualmente aperti, rivelando un ampio materiale che non era mai stato mostrato prima. Questa retrospettiva, presentata in autunno al Foam di Amsterdam, arriva adesso a Milano alla Fondazione Sozzani.
Masahisa Fukase, Private Scenes
La Fondazione Sozzani, con FOAM, presenta il lavoro del fotografo giapponese Masahisa Fukase. Centinaia d’immagini raccontano le sue ossessioni, la depressione, gli affetti.
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- La redazione di Domus
- 16 gennaio 2019
- Milano
Fukase ha incorporato nel suo lavoro la sua lotta personale contro il senso della perdita e la depressione. I suoi soggetti sono personali e molto intimi: nel corso degli anni, la moglie Yoko, il padre morente e il gatto Sasuke comparivano regolarmente in narrazioni visive talvolta comiche, talvolta sinistre. Verso la fine della sua vita, rivolgeva la macchina fotografica sempre più verso di sé. L’enorme numero di autoritratti testimonia il modo singolare, quasi ossessivo in cui l'artista si metteva in relazione con ciò che lo circondava e con sé stesso.
© Masahisa Fukase Archives
© Masahisa Fukase Archives
© Masahisa Fukase Archives
© Masahisa Fukase Archives
© Masahisa Fukase Archives
© Masahisa Fukase Archives
© Masahisa Fukase Archives
© Masahisa Fukase Archives
© Masahisa Fukase Archives
Fukase ha lavorato quasi esclusivamente con delle serie fotografiche, alcune realizzate nel corso di diversi decenni. Divenne celebre per i suoi “Ravens”, i corvi, (1975–1985), un racconto visivo atmosferico concepito durante un viaggio nella sua nativa Hokkaido. Gli stormi dei corvi, quasi un presagio del destino, erano una sorta di metafora del suo stato d'animo per la fine del suo matrimonio con Yoko. Meno noto è il fatto che Fukase ha fotografato i corvi anche a colori. Le rare polaroid della serie “Raven Scenes” (1985) sono esposte in Italia per la prima volta.
Nella mostra “Kill the Pig“ (1961), aveva presentato studi sperimentali sulla moglie incinta e sul bambino neonato insieme a fotografie scattate in un macello: una riflessione insieme giocosa e macabra sull’amore, la vita e la morte. In Memories of Father (1971–1987) Fukase mostrava la vita, la decadenza e infine la morte di suo padre in un tenero omaggio e un commovente memento mori. I ritratti di famiglia (1971–1989), a volte divertenti e talvolta seri, scattati nello studio fotografico dei suoi genitori, anno dopo anno, formano un’eccezionale cronaca familiare. L’esasperata idiosincrasia, la sua non accettazione di sé, e la continua sperimentazione, culminano negli autoritratti e nelle scene di Private Scenes (1990–1991), Hibi (1990–1992) e Berobero (1991) che documentano il vagabondaggio di Fukase per le strade e la vita notturna di Tokyo. Tre mesi prima della sua fatale caduta, dopo la quale restò in coma per vent’anni, le opere vennero esposte nella mostra “Private Scenes" (1992), insieme a Bukubuku (1991): una serie di autoritratti dell’artista nella vasca da bagno. Le stampe sono datate con il timbro digitale che Fukase aveva iniziato a utilizzare negli ultimi anni della sua attività. Insieme queste opere costituiscono un diario che scandisce i giorni, i mesi e gli anni in cui il fotografo ha vissuto, lavorato e giocato in totale isolamento.
Figlio e nipote di fotografi, il nonno aveva fondato lo studio nel 1908, studia fotografia a Tokyo. È tra i fondatori della Workshop Photography School a Tokyo con Shomei Tomatsu, Eikoh Hosoe, Noriaki Yokosuka, Nobuyoshi Araki e Daido Moriyama. Il loro lavoro venne presentato nella mostra New Japanese Photography al MoMA (New York) nel 1974 introducendo per la prima volta una nuova generazione di fotografi giapponesi in Occidente. Dopo il divorzio dalla secona moglie Yoko nel 1976 iniziano la depressione e l'attaccamento all’alcool: era ubriaco quando cadde battendo la testa. Dopo la sua morte, nel 2012, il suo lavoro è stato reso gradualmente reso accessibile dagli archivi Masahisa Fukase, istituiti a Tokyo nel 2014.
In apertura: Masahita Fukase, Sasuke, 1983
- Masahisa Fukase, Private scenes
- Fondazione Sozzani
- Foam Fotografiemuseum Amsterdam in collaborazione con Tomio Kosuga, direttore di Masahisa Fukase Archives
- 19 gennaio – 31 marzo 2019
- Corso Como, 10 – Milano