Studi Festival 2016

Con 77 mostre in studio e 15 eventi collaterali in luoghi speciali, Milano si è presentata come terreno realmente vitale e generativo, in cui l’arte è presenza diffusa che nasce, si sviluppa e fa rete.

Quest’anno per cinque giorni, dal 15 al 19 marzo, Milano ha dato prova di una grande vitalità artistica. È accaduto grazie a Studi Festival, seconda edizione di un progetto ideato e curato da Vincenzo Chiarandà e Anna Stuart Tovini (Premiata Ditta), Claudio Corfone e Rebecca Moccia.
Studi Festival 2016
In apertura: Studio di BROS e Simone Trapani. Photo Silvia Morin. Qui sopra: Studio Terzo Livello. Photo Monica Carlone
Il team curatoriale ha invitato gli artisti che vivono e lavorano in città ad aprire le porte dei loro studi; e non solo: ha anche proposto loro di condividere il proprio spazio con altri artisti invitandoli a esporre le proprie opere. Il festival si è così trasformato in un dispositivo di scambio, anche intergenerazionale, e ha portato i protagonisti del mondo dell’arte a mettere in scena le relazioni di cui è ricco. L’esito dell’invito è consistito in una serie di allestimenti, mostre e performance capaci di sottrarsi alle più ovvie categorizzazioni: eventi basati su criteri di affinità, su riflessioni, associazioni mentali e percorsi personali, in molti casi poco prevedibili, si sono così configurate situazioni ben diverse da quelle disparate, a bassa rilevanza di contenuto, ma facilmente veicolabili dal punto di vista mediatico, che i cittadini italiani si vedono somministrare quotidianamente nelle grandi sedi espositive di ogni città. Ma, soprattutto, “Studi Festival” ha consentito di percepire un fermento artistico pervasivamente presente sul territorio.
Studi Festival 2016
Pervinca. Photo Alessandro Allegrini
Con 77 mostre in studi dislocati in tutta la città, e 15 eventi collaterali in luoghi speciali, la città si è infatti potuta presentare non come vetrina di eventi progettati altrove e avulsi dal contesto, ma come terreno realmente vitale e generativo, in cui l’arte è presenza diffusa che nasce, si sviluppa e fa rete. Gli artisti coinvolti sono stati troppi per essere menzionati: più di cinquecento; tra giovani, emergenti e già stabili si è trattato della quasi totalità delle figure che gravitano sulla città. Studi Festival ha inoltre consentito, anche a chi non ne abbia consuetudine, di sperimentare quell’ambiente speciale che è lo studio degli artisti: intimo spazio della riflessione, officina di produzione, fulcro delle relazioni e dei confronti attinenti alla pratica e alla teorizzazione autoriale, lo studio resta il centro denso e vissuto della vita creativa degli artisti.
Studi Festival 2016
Studio Pepe 36. Photo Luca Scavone
I curatori descrivono Studi Festival come “un progetto di artisti nato per coinvolgere altri artisti in modo orizzontale, creare scambio e collaborazione e rilanciare un fare che non aspetta, che non ha pazienza, ma sa organizzarsi. Un progetto che non è un’idea alternativa, non si pone in opposizione a niente e si finanzia con il crowdfunding.” Mentre a proposito del suo sviluppo e della risposta ricevuta dall’ambiente dell’arte, dicono: “La seconda edizione è stata caratterizzata da una maggiore trasversalità generazionale rispetto alla prima e da una partecipazione davvero ampia, e ha raccolto circa il doppio delle adesioni rispetto all'anno scorso. In un periodo in cui si alzano muri, gli artisti di Milano hanno aperto le porte dei loro studi alla città e agli altri artisti. Il dispositivo del festival, il suo format, consiste nel fatto che ogni artista crei un progetto di mostra ad hoc nel suo studio invitando ad esporre altri autori. Quindi nessuno mostra solo i propri lavori come in un comune studio visit, ma tutti entrano a far parte di un circuito che a volte coinvolge anche i curatori e che sviluppa un dialogo molto vario e interessante. Ognuno però ha lavorato in piena autonomia ed è responsabile delle proprie scelte, persino del modo con cui ha comunicato il proprio progetto. Anche chi non aveva uno studio si è organizzato ideando eventi collaterali particolari, in grandi case o ex spazi di lavoro, ma sempre in situazioni autonome.
Studi Festival 2016
Studio 74/b. Photo Elania Megna
Il pubblico di Studi Festival è stato tantissimo, e a ondate ha attraversato i 5 spicchi in cui abbiamo diviso Milano dedicando ad ogni zona una giornata del festival. Questi focus quotidiani hanno consentito a tutti i partecipanti e al pubblico di vedere ogni sera, tra le 18 e le 21, performance o screening organizzati ad hoc dagli artisti. Studi Festival è anche una sorta di laboratorio: per esempio la scuola di fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera diretta da Paola Di Bello si è occupata della documentazione fotografica e video che è stata consegnata ai giornalisti e ai social ed è stata pubblicata giorno per giorno sul sito. E c’è anche un gruppo di giovanissimi che ha scritto ogni giorno nel blog. Questo week-end è stato molto denso: soprattutto sabato 19 ci sono stati eventi in una trentina di spazi!”
Studi Festival 2016
Ex Chiesa di San Carpoforo. Photo Lorenzo Baroncelli
A proposito del fatto di essere loro stessi artisti, abbiamo chiesto ai curatori in che modo l’ideazione e organizzazione del festival rientri nel loro percorso artistico. Claudio Corfone ha risposto che “un percorso artistico può essere anche inteso come quello che fai nello spazio in cui vivi ponendo lo sguardo proprio sullo spazio, sull’ambiente, sul posto, sullo scenario. “Studi Festival” è qualcosa che abbiamo portato tenacemente avanti come artisti perché realmente se ne sentiva la mancanza nel posto in cui viviamo, Milano; la città ne aveva bisogno. Studi Festival è non adattarsi passivamente all’ambiente ma viverlo in modo propositivo e autogenerante. Studi non si inventa nulla, esplicita le energie che si trasformano e che si stratificano. Il fare e lo scambio concreto esistono, quando si assopiscono vanno solo riattivati, e una delle cose fantastiche di questi cinque giorni di festival è vedere come tanti falsi o veri paletti vengono giù. E ciò che rimane nuovamente è il fare concreto dell’arte in un ambiente possibilmente migliore.” Rebecca Moccia, alla medesima domanda, reagisce dicendo “Nella mia ricerca lavoro costantemente in sinergia con altri artisti condividendo con loro sensibilità e pensiero critico sui modi del fare e del voler essere artisti, inoltre realizziamo progetti e opere insieme. Come giovane artista, anche in modo molto pragmatico, credo sia impossibile sviluppare una ricerca rilevante senza che sia predisposta una ricettività, un confronto, che si sviluppi una reazione. Studi è un po’ questo modo di pensare allargato alla scala cittadina; viene dalla necessità di creare il contesto dove poi il lavoro personale di ognuno possa vivere e crescere. Se Milano, ma più in generale il sistema dell'arte italiana non lo garantisce, chi può farlo? Gli artisti e le altre figure propulsive dell’arte contemporanea interessate a una discussione che origini una proposta culturale reale si stanno attivando.
Studi Festival 2016
/77. Photo Alessandro Sellini
Questo scenario, che Studi Festival in qualche modo fa emergere, è molto interessante soprattutto in prospettiva”. Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà, che si presentano come Premiata Ditta e che da anni, con le loro attività, contribuiscono a infondere vitalità e dinamismo nell’ambiente italiano dell’arte contemporanea, intendono Studi Festival come progetto organicamente connesso con la loro vicenda artistica. “Nel corso della nostra storia abbiamo più volte ideato progetti che potevano essere definiti curatoriali e fin dai nostri esordi come Premiata Ditta, nei primi anni Novanta, abbiamo dato vita a progetti interattivi (nel vero senso della parola) fino allo sviluppo di UnDo.Net che per vent’anni ha catalizzato e raccolto opere ed energie di moltissimi artisti italiani e stranieri. Studi Festival è ancora una volta un progetto di interconnessione, è un modo per “uscire” dal proprio lavoro ed entrare in una dimensione empatica con gli altri artisti, è un modo per aggirare la tipica situazione parcellizzata della società dello spettacolo. Vuol anche essere un modo per vedere il proprio lavoro specchiato, proseguito, magari confermato dagli altri artisti, sia fra i coetanei sia tra quelli più “grandi”, all’interno di quel sistema dell’arte con cui ci si confronta sempre se si è un professionista. Per questo Studi Festival è un’occasione di scambio, ma anche una sfida; una situazione collaborativa anziché competitiva, ma anche un forte stimolo personale.
Studi Festival 2016
Studio Labo. Photo Alessandro Sellini
“Synapser. Qui new release” il primo grande incontro di giovani curatori italiani che organizzammo a Bergamo nel 2004, oppure la serie di azioni ideate per “Chinatown Temporary Art Museum” nel 2009 (tra cui la corsa del Carrellino d’oro in cui italiani e cinesi occuparono tutta via Paolo Sarpi), piuttosto che la nostra partecipazione alla mostra “Unité, Art, Architecture, Design” (collettiva a cura di Yves Aupetitallot nell’edificio di Le Corbusier a Firminy) nel 1993, sono esempi di nostri progetti caratterizzati da un’interattività che era quasi “un salto nel buio” (come la definì una volta un giornalista) perché la partecipazione di artisti, curatori e persone, non era affatto garantita e fino all’ultimo non si poteva sapere in quanti avrebbero effettivamente contribuito al dispositivo che avevamo ideato. Però, come scrivemmo in una nostra “pubblicità” che circolò molto negli anni Novanta: “La nostra materia prima normalmente si presta volentieri!” Di fatto, Studi Festival oltre ad aver stimolato e fatto emergere collaborazioni tra artisti di generazioni diverse, aprendo un nuovo genere di dialogo tra gli artisti e la città, ha consentito la scoperta di luoghi impensati e altrimenti invisibili, e ha disegnato una mappa sinergica, dinamica, fluida e fortemente interconnessa della creatività in città e della città stessa attraverso la sua rete creativa. Mentre la confusione più o meno connivente tra cultura e intrattenimento/consumo culturale continua a impoverire il panorama italiano, grazie a questa iniziativa il territorio torna a presentarsi nei suoi aspetti più vitali e l’arte si mostra per ciò che, anzitutto, è: riflessione, sperimentazione culturale e crescita continua, basata sulle relazioni, sul dialogo, sulle affinità.
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Studi Festival 2016
A cura di: Vincenzo Chiarandà e Anna Stuart Tovini (Premiata Ditta), Claudio Corfone e Rebecca Moccia

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